Immobiliare: i dati 2016 e le previsioni di settore

In seguito alla chiusura con segno positivo del 2016, gli analisti del settore real estate propongono i propri pronostici per il panorama immobiliare dell’anno in corso.

Se anche il 2017 riuscisse a registrare un bilancio finale positivo, si tratterebbe, infatti, del quarto anno consecutivo a segnare una crescita nel settore, in particolare nel segmento residenziale. La previsione è infatti quella di un +7% rispetto all’anno appena trascorso, confermando di fatto il trend.

Il risultato da raggiungere risiederebbe nella ripresa dei prezzi che, sebbene siano rimasti stabili, si rivelano ancora negativi anno su anno. Sono stati infatti ingenti le perdite di valore registrate dalle proprietà residenziali private, attestandosi in media intorno al 30%, con picchi in basso che raggiungono anche il 50%.

A questo risponde un interesse in crescita nei confronti degli acquisiti, registrato negli ultimi due anni: sono infatti cresciute anche le domande di mutuo. Non si sono, invece, avverate le previsioni negative post referendum, il cui esito ha solamente visto calare in minima parte l’interesse degli investitori stranieri.

Per ciò che riguarda il non residenziale, stando ai dati forniti dal Cbre, il 2016 avrebbe registrato un totale annuo pari a 8,9 miliardi di euro di investimenti, con un +9% rispetto al 2015. Il quarto trimestre segna un aumento del 107% rispetto a quello immediatamente precedente e del 18% in confronto al medesimo periodo del 2015. Su base annua i principali segmenti sono stati quello degli uffici (investimenti pari a 3,5 miliardi di euro) e quello retail (2,48 miliardi di euro di investimenti).

Tali risultati consentono all’Italia di conservare una buona considerazione da parte degli investitori.

Ciò che gli analisti, infine, auspicano da parte delle istituzioni, per il bene del settore immobiliare nel corso dell’anno appena iniziato, è in sostanza una maggiore trasparenza e una semplificazione sul fronte burocratico, oltre a un approccio nuovo nei confronti dell’immobiliare e dell’edilizio. Il fine è di valorizzare un settore che, pur pesando del 20% sull’economia dell’intero Paese, non dispone ancora di un interlocutore politico.